VECCHIA OSSESSIONE

Il presidente del Consiglio dei ministri della Repubblica
borghese italiana ha una vera e propria ossessione: quella
per la parola libertà.
In generale non sarebbe affatto un male se il suo
riferimento ideale fosse realmente questo, anzi si
tratterebbe di un nobilissimo impulso; il sospetto però è
che, dietro a questo continuo riferirsi a tale concetto, ci
sia il disegno opposto: cancellare qualunque libertà
democratica per assurgere a dittatore di una sorta
di "repubblica delle banane", nella quale soltanto lui
abbia il potere di prendere decisioni, mentre ai suoi
sudditi fedeli resta il solo compito di obbedire e di
reprimere le voci dissenzienti.
Tutte le iniziative prese da questo governo - ad un anno
dalla sua nascita - marciano in questa direzione, a
cominciare dalla pesantissima militarizzazione del
territorio, presentata alla popolazione come una misura
volta a rafforzare la libertà dell'individuo messa a dura
prova dai reati compiuti dagli "extracomunitari
irregolari": si concretizza così la norma che consente di
trattenere gli immigrati, senza permesso di soggiorno,
anche per sei mesi nei famigerati Centri di identificazione
ed espulsione - Cie - che sono le strutture che hanno preso
il posto dei superati Cpt.
Addirittura, da consumato furbone della politica qual è, il
Nano di Arcore arriva a proporre - lo fa il 25 aprile da
Onna, il paese in provincia dell'Aquila, completamente
devastato dall'ultimo terremoto, dove si è recato per
cercare di accrescere la sua popolarità - in nome della
pacificazione nazionale, che la Festa della Liberazione dal
nazifascismo cambi nome diventando festa della libertà;
naturalmente questo avverrebbe senza alcun riferimento
storico al nazifascismo, in modo da aprire definitivamente
la strada alla equiparazione - attraverso un ulteriore
rimaneggiamento della storia attuato tramite la propaganda
sui suoi media e sui libri di testo riveduti e corretti -
dei partigiani con i repubblichini.
E' evidente che questo è il senso delle sue parole, così
come è palese la strumentalità del riconoscimento del ruolo
positivo dei comunisti nella storia della Resistenza: si
tratta né più né meno del tentativo di far passare i vari
dirigenti dell'epoca, del vecchio Pci revisionista, per
persone che avrebbero applaudito una scelta del genere.
Non dobbiamo permettere questa meschina manovra dei
fascisti più o meno travestiti!
La Resistenza non si tocca!
La Resistenza continua!

Torino, 26 aprile 2009


Stefano Ghio - Torino