REVISIONISMO TEDESCO
Ci ha colpito il pressapochismo del quotidiano reazionario
torinese "La Stampa" - edizione di sabato 30 maggio - in
merito alle vicende di Rosa Luxemburg e Karl Liebknecht,
fondatori della Kpd (Deutsche Kommunistische Partei -
Partito Comunista Tedesco), uccisi il 15 gennaio 1919 da
truppe paramilitari agli ordini della Spd
(Sozialdemokratische Partei Deutschlands - Partito
Socialdemocratico Tedesco) per impedire l'insurrezione
comunista che stava per scatenarsi.
Scrive Matteo Alviani, in prima pagina: <il cadavere
dell'eroina del movimento comunista, uccisa il 15 gennaio
1919 da miliziani di destra e poi gettata nel
Landwehrkanal...>; la storia dice che non furono affatto
delle bande militari di destra a soffocare nel sangue la
imminente rivoluzione spartachista - così si definivano
Rosa ed i suoi compagni - ma i socialdemocratici della Spd,
allora partito di governo, preoccupati di perdere il
proprio potere parlamentare.
Ma questa non è l'unica, e neppure la più grave,
inesattezza in cui incorre 'la busjarda': infatti, a pagina
17, Jacopo Iacoboni intervista Rossana Rossanda
del "manifesto"; peccato che sotto la foto
dell'esponente 'manifestina' si trovi una didascalia
errata:
infatti sta scritto che "deputata comunista negli Anni
Sessanta, nel '68 abbandonò il Pci per fondare il
Manifesto".
All'autore del pezzo incriminato sfugge un piccolo
particolare: il gruppo del "manifesto" non lasciò affatto
il Pci revisionista, ne fu cacciato a seguito di quello che
gli storici hanno definito a tutti gli effetti un processo
farsa, pilotato dal signor Armando Cossutta.
Crediamo sia giusto che certi personaggi, prima di parlare,
si documentino: altrimenti stiano zitti, ne guadagnano in
credibilità.
Torino, 30 maggio 2009
Stefano Ghio - Torino