RETROPORTI

Da lunedì 21 dicembre 2009 è ufficiale: Alessandria sarà il
retroporto di Genova; questo è il contenuto dell’accordo, firmato presso la
Camera di commercio del capoluogo mandrogno da: Finpiemonte  partecipazioni
(che avrà il 35 per cento delle quote azionarie), Autorità portuale di Genova
(35 per cento), Autorità portuale di Savona (10 per cento), Slala (10 per
cento), ed Fs logistica (10 per cento).
Giuridicamente si tratta di una società
pubblica la cui gestione sarà affidata ai privati: come dire che, come al
solito, lo Stato si accollerà i rischi, mentre ai padroni andranno i profitti.

Non è un caso, ci pare, che i comuni e le province di Alessandria e Genova è
previsto che entrino in società - con quote minoritarie del cinque o dieci per
cento - soltanto successivamente: se le cose andranno come prevedono i soci
privati (su un’area di 285 mila metri quadrati, è prevista la movimentazione
annua di 500 mila teu su diecimila treni) si può star certi che gli stessi
troveranno una scappatoia legale che consenta loro di non dividere i profitti
con la collettività.
A proposito dell’area, segnaliamo un fatto che ci pare
indicativo di quali interessi si muovano dietro ad un apparente interesse
collettivo: il presidente della Autorità portuale genovese, Luigi Merlo,
afferma che, per scovare l’area più idonea, <si procede su due direttrici:
quella di Rivalta, già pronta, e quella di Alessandria, ancora da realizzare>;
questo significa che, dopo la morte del miliardario tortonese Marcellino Gavio,
non essendo più necessario assicurargli super profitti, si mette in discussione
l’utilizzo di Rivalta Scrivia.
Non ci sarebbe nulla di male, se non fosse che -
all’inizio dell’estate appena trascorsa - sui quotidiani reazionari genovesi e
su quello piemontese (disgraziatamente “La Stampa”, di proprietà della famiglia
di Giuanin Lamiera, ha il monopolio regionale della dis-informazione) è apparsa
la notizia che Rivalta sarebbe diventata da subito il retroporto di Genova, e
tutte le merci che sarebbero uscite da lì avrebbero avuto il timbro del porto
di Genova; ora diventa evidente a tutti qual era la finalità vera della
operazione Rivalta: esclusivamente servire gli interessi di Gavio.
Altro che
sviluppo del porto; come al solito l’unico interesse dei padroni, e dei loro
comitati di affari - siano essi il governo centrale o quelli decentrati - è
sempre lo stesso: accumulare profitti.

Alessandria, 22 dicembre 2009


Stefano
Ghio - Torino