PROCESSO THYSSENKRUPP: PRIMA UDIENZA

Torino, martedì 1° luglio: nell'aula 42 del Palazzo di
Giustizia, alle ore 10:00, si apre il processo ai sei
responsabili dello stabilimento torinese della
Thyssenkrupp: sono accusati di omicidio volontario per la
strage dei sette operai della linea cinque, morti bruciati
vivi a seguito dell'incendio del loro reparto il 6 dicembre
2007.
Sotto il tribunale si forma, sin dalle otto del mattino, un
piccolo - sono circa una cinquantina i presenti - ma
combattivo presidio, che chiede una condanna esemplare per
chi, consapevolmente, ha mandato a morire sette lavoratori:
tutto questo mentre, purtroppo, i familiari delle vittime
hanno accettato un totale di 14 milioni di risarcimento
rinunciando quindi a costituirsi parte civile nel processo:
in cambio chiedono che i responsabili vengano condannati ad
almeno 21 anni di reclusione.
Occorre precisare che questa è solo la richiesta dei
familiari, e non è assolutamente detto che essa venga
accolta dalla Corte, anzi: indiscrezioni trapelate dicono
che colui che rischia di più, il direttore del sito
torinese, possa finire dietro le sbarre per soli venti
anni, il che sarebbe uno schiaffo in faccia ai parenti
delle vittime.
Del presidio fanno parte, oltre a "Legami di acciaio" -
l'associazione formata da ex dipendenti delle acciaierie, e
da alcuni dei loro familiari, la cui nascita è stata
ufficializzata nella giornata del 30 giugno - le
delegazioni piemontesi e lombarde della Rete nazionale per
la sicurezza sui luoghi di lavoro, che segue la vicenda sin
da subito dopo la strage.
"Legami di acciaio" è presente, oltre che con lo
striscione, listato a lutto, delle Rsu Fim-Fiom-Uilm della
Thyssenkrupp, anche con due altri drappi bianchi con
scritta nera: "Giustizia e condanne severe per la Thyssen"
e "Stop alla guerra dei padroni. Basta morti sul lavoro";
dal canto loro i lavoratori della Rete sono presenti con
una bandiera dello Slai Cobas per il sindacato di classe ed
alcuni striscioni artigianali, tra cui spicca quello con su
scritto: "Le stragi sul lavoro sono crimini: così vogliamo
che vengano definiti per legge", firmato Rete nazionale per
la sicurezza.
Salta agli occhi la totale assenza di tutte le altre realtà
politiche e sindacali locali: gli unici presenti sono il
segretario provinciale della Fiom Giorgio Airaudo ed il
coordinatore della Rete 28 Aprile Cgil Giorgio Cremaschi;
nessun esponente di partito - no Rc-Se, no (per evitare
strumentalizzazioni) Pdci, no Pcl, no Sc, no Carc - né di
sindacato di base - non si sono viste né la Cub, né la
Confederazione Cobas, né lo SdL.
Da segnalare un gustoso siparietto all'arrivo, intorno alle
ore 9:00, di uno degli avvocati dell'azienda, accolto da un
fragoroso ironico applauso e da un serissimo grido
di "buffone, buffone".
Pochi minuti prima dell'inizio della udienza la quasi
totalità dei presenti è entrata nell'edificio per cercare,
inutilmente visto che il processo si svolge a porte chiuse,
di assistere all'inizio del procedimento, che avrà la sua
continuazione mercoledì 23 luglio, giorno in cui la Corte
dovrà decidere quali parti civili accogliere e quali no.
La Rete nazionale per la sicurezza sui luoghi di lavoro
assicura sin da ora la propria presenza.

Torino, 01 luglio 2008