PROCESSO THYSSENKRUPP: NONA UDIENZA
Mercoledì 11 marzo si svolge, a partire dalle ore 9:00,
nella maxi-aula uno di Palazzo di
Giustizia di Torino - la
nona udienza del processo alla
Thyssenkrupp.
La seduta si apre con la seconda parte dell'interrogatorio
del teste Paolo Regis, sottoposto
alle domande della difesa.
Dopo di lui, sono le ore 9:45,
viene chiamato a deporre
l'operaio, ex Rsu Fiom dello
stabilimento, Giovanni
Pignalosa, impiegato presso il reparto finimento presente
la notte dell'eccidio: come già
accaduto per tutti i
testimoni ascoltati in precedenza,
gli viene chiesto di
raccontare la sera della mattanza,
cosa che fa puntualmente
non senza una notevole dose di
commozione.
Successivamente viene interrogato
circa la presenza - ma
sarebbe meglio dire l'assenza - di
misure di sicurezza
all'interno dello stabilimento:
afferma come già dal 2005
avesse notato un evidente calo del
livello di sicurezza (da
quel momento non è stata più
effettuata la manutenzione
programmata degli impianti,
limitandosi a quella effettuata
su richiesta a seguito di guasti
sulle linee), la pulizia
dei vari reparti fosse effettuata
normalmente dagli operai
addetti al reparto stesso - mentre
l'impresa passava
soltanto su richiesta - e persino
le riunioni di
antinfortunistica venissero
effettuate, alla presenza del
capoturno, durante l'orario di
lavoro senza che linee
fossero fermate - rendendo quindi
impossibile agli operai
seguire integralmente e con
attenzione le suddette
riunioni, giacché nel frattempo
erano costretti a
continuare il proprio lavoro.
A seguire la parola passa all'avvocato Sergio Bonetto
(tornato in splendida forma, dopo il malore che lo ha
colpito lo scorso cinque marzo) che
rivolge alcune puntuali
domande al teste circa la sua
attività sindacale, i suoi
rapporti con l'ad Espenhan - a
questo proposito il
Pignalosa precisa che durante i suoi incontri con l'ad
questi ha sempre parlato italiano -
e se, successivamente
al 6 dicembre 2007, si è sottoposto
ad una qualche terapia;
a questa domanda il testimone
risponde che per i primi mesi
ha utilizzato ansiolitici, e che
tuttora ha la fobia dei
luoghi chiusi.
Da parte sua la difesa, nel corso del suo
controinterrogatorio, lo invita a
raccontare l'episodio di
un provvedimento disciplinare
subito da parte dell'azienda,
con l'evidente intento di
screditare il teste agli occhi
della Corte.
La deposizione si conclude intorno
alle ore 12:00, e subito
dopo viene sentito Giuseppe
Pappalardo, rimpiazzo al
finimento presente la notte
dell'eccidio.
Il teste risponde alle domande sulla notte del massacro del
pm, e successivamente delle parti
civili, con sempre
maggiore commozione, fino ad
indurre la presidente della
Corte, Maria Iannibelli, a sospendere la seduta - per circa
un'ora - per dargli modo di tornare
lucido.
Alla ripresa, sono circa le 13:50,
il Pappalardo racconta
dell'esperienza fatta da lui ed
altri cinque colleghi in
Germania, dove ha notato sin da subito una
enorme
differenza per quanto riguarda la
sicurezza e la pulizia
dello stabilimento rispetto a
quello di Torino: tanto era
sicuro e pulito il sito tedesco,
quanto era sporco e
insicuro quello di Torino; per fare
un esempio, ha citato
un carrello, che serve per spostare
il prodotto da un
reparto all'altro, che mentre in
Germania è dotato di un
sensore che lo blocca
istantaneamente nel caso fosse urtato
da qualcosa, in Italia questo
dispositivo è assente e
sostituito da un telecomando in
mano al capoturno presente
in quel momento.
La testimonianza ha fine alle ore 14:45,
dopo che il teste
ha risposto alle domande delle
parti civili e della difesa,
che cerca di metterlo in difficoltà
facendogli rispondere
nuovamente alle domande precedenti,
con il pretesto di
avere puntualizzazioni.
A seguire è il turno di Giuseppe Calavetti, capoturno
manutenzione e responsabile della
squadra di emergenza fino
all'8 novembre 2007.
Questo individuo annuncia alla Corte l'intenzione di non
farsi riprendere dalle telecamere,
e appena comincia la sua
deposizione se ne comprende il
motivo: è tutta mirata a
ritrattare tutte le sue
dichiarazioni precedenti ed a
prendere posizione a favore
dell'azienda, attirandosi le
antipatie evidenti del pm e dei
legali delle parti civili
(in particolare Bonetto, La Macchia, la Napoli e l'avvocata
di Magistratura democratica) che lo
tempestano per quasi
due ore di domande, mettendone in
risalto le evidenti
contraddizioni; successivamente
prende la parola la difesa -
un
controinterrogatorio durato appena dieci minuti - che
interroga il Calavetti in maniera
tale da suggerirgli
palesemente le risposte.
Alle ore 16:40, data l'ora tarda,
la presidente chiede al
pm di concludere il controesame
nella prossima udienza che
avrà luogo martedì 17 prossimo.
Torino, 11 marzo 2009
Stefano Ghio - Torino