PROCESSO ETERNIT: CI SIAMO?
Continuano le udienze della fase preliminare del processo
alla multinazionale svizzera Eternit, che vede i due
padroni - lo svizzero Stephan Schmidheiny ed il barone
belga Jean Claude Marie Ghislain de Cartier de Marchienne -
imputati per "disastro doloso" per aver causato
volontariamente la morte di migliaia di operai nei quattro
stabilimenti italiani: Rubiera (RE), Pozzuoli (NA),
Cavagnolo (TO), e soprattutto Casale Monferrato (AL).
La seduta di lunedì 22 giugno vede l'accusa intenta a
smontare, con successo, tutte le eccezioni della difesa, e
contemporaneamente assestare un bel colpo di teatro
attraverso la proposizione alla Corte - presieduta dal gup
Cristina Palmesino - di un filmato degli anni trenta,
girato nello stabilimento di Casale Monferrato, nel quale
si vedono gli operai lavorare, con l'ausilio di un forcone,
nel bel mezzo di veri e propri polveroni di fibre di
amianto; successivamente un testimone dichiarerà che i
metodi e le condizioni di lavoro non erano cambiati di
molto fino agli anni settanta.
I legali del collegio di difesa avevano tentato, in
precedenza, di bloccare il procedimento eccependo, tra
l'altro, l'incompetenza territoriale della procura di
Torino, ma il sostituto pm Francesco Colace aveva
controbattuto con successo che <quei comportamenti sono
stati diffusi sul territorio, incluso quello che fa capo a
Torino, e con conseguenze tuttora perduranti>; un altro
motivo preso a pretesto per cercare di bloccare tutto è
stata la presunta mancanza di gestione diretta degli
stabilimenti italiani da parte degli imputati: in risposta,
la Procura ha prodotto una serie di verbali del Cda nei
quali si evince il ruolo del presidente ed amministratore
delegato - Ghislain - mentre lo svizzero nominava
personalmente i dirigenti e dettava le strategie per
attenuare le polemiche dell'opinione pubblica per l'uso
dell'amianto.
Andati a monte i due tentativi sopra descritti, la difesa
tentava la carta della mancata traduzione di 95 atti del
processo, ma la Procura e le parti civili facevano
giustamente notare come la stessa tattica fosse già stata
tentata, senza successo, dalla difesa della multinazionale
tedesca dell'acciaio, la Thyssenkrupp.
La prossima udienza è fissata per il 6 luglio: in quella
occasione, la gup potrebbe già decidere il rinvio a
giudizio degli imputati.
Torino, 22 giugno 2009
Stefano Ghio - Torino