ORDINAMENTI GIURIDICI

Un cittadino della seconda colonia yanqui in  Europa, il
Regno Unito - la prima, ça va sans dire, è l'Italia - Akhmal Shaikh, di 53
anni, è stato giustiziato ieri nella Repubblica Popolare Cinese: la sua colpa,
riconosciuta, era di essere un trafficante internazionale di sostanze
stupefacenti, e per questo motivo è stato condannato alla pena capitale, come
prevede la legge cinese.
Il primo ministro britannico, il sedicente laburista
Gordon Brown, si è detto sdegnato perché le autorità di Peking avrebbero ucciso
un malato di mente, violando i diritti umani.
Sorvolando su quali diritti umani
- a nostro avviso meno di zero - dovrebbe mai avere un mercante internazionale
di morte, sia esso malato di mente o meno non importa, e tacendo del fatto che
lo stesso politicante britannico non si lamenta affatto se ad eseguire condanne
a morte di malati psichici sono i suoi padroni yanqui, ci viene spontanea una
domanda.
La Cina, nel proprio ordinamento giuridico, prevede la pena capitale
per certi reati: visto che lo stesso Paese orientale non contesta la
legislazione in vigore nel Regno Unito - dove peraltro vige tuttora "de jure"
la pena di morte, anche se "de facto" non si pratica più - perché questo
signore si può permettere di sindacare ciò che decide autonomamente un altro
Stato?

Torino, 30 dicembre 2009


Stefano Ghio - Torino