NERVOSISMI

A volte le elezioni borghesi possono anche avere il loro lato positivo: è il caso di quanto succede dentro ed attorno al Pdci in Piemonte ed in Liguria.

Nella prima regione, i sedicenti democratici hanno posto il veto sulla candidatura del segretario regionale del partito dilibertiano, Vincenzo Chieppa, a causa delle sue posizioni "estremiste" - ultima, in ordine di tempo, il completo appoggio alla giusta e sacrosanta campagna di boicottaggio dei prodotti dell'entità sionista -  contrarie allo spirito che anima i pretofili neodemocristiani.

Siamo arrivati al ridicolo che il podestà di Torino, il fascista travestito da sedicente democratico Sergio Kiamparino, sta raccogliendo un dossier con le dichiarazioni del consigliere regionale uscente del Pdci, per poi sparare contro di lui ad alzo zero in campagna elettorale; l'ignobile primo cittadino torinese, così come i suoi correi, sa benissimo che il Pdci ha bisogno, se vuole sopravvivere, della alleanza con il Pd - non fosse altro che per la mancanza materiale di tempo per raccogliere le firme per presentarsi da soli (e chissà che i pretofili non abbiano  tirato tanto in lungo le trattative apposta per giungere a questo risultato) - e si esercita nel suo sport preferito: il ricatto.

Duecento chilometri più a sud, a Genova, troviamo invece una notizia che rende perfettamente l'idea del grado di coerenza di certi personaggi: l'ex senatore diessino Aleandro Longhi è uscito dal Pdci, per insanabili divergenze politiche: in sostanza, se ne è andato perché non è stato candidato in Regione; considerato che lo stesso era approdato al Pdci dai Ds dopo aver capito che sarebbe stato trombato, abbiamo una precisa fotografia dell'opportunismo che alberga nel tizio in questione.

Ad onor del vero, però, bisogna riconoscere che Longhi non è certamente il solo ad attuare questa forma di opportunismo che alberga in tutti i partiti politici borghesi, dalla estrema destra alla estrema falsa sinistra: per rimanere al Pdci è noto il caso del presidente Armando Cossutta, che si dimise e se ne andò dopo che la segreteria del partito aveva votato, come da statuto, la non ricandidatura - sarebbe stata la terza - della figlia Maura.

QUESTO SISTEMA E' IRRIFORMABILE: OCCORRE ABBATTERLO!

Genova, 29 gennaio 2010

Stefano Ghio - Torino