MORETTI SI VERGOGNI

Col freddo, si sa, aumentano i disagi di tutti i generi, e
le Ferrovie dello Stato ovviamente  non fanno storia a sé, dovendo affrontare
le emergenze legate al blocco degli scambi a causa del ghiaccio, il
congelamento delle linee aeree, ed altri.
Quello che vogliamo cominciare a
raccontare oggi, però, non è legato alle temperature bassissime di questi
giorni, bensì al totale menefreghismo dei dirigenti verso le esigenze degli
utenti del trasporto ferroviario pubblico.
Infatti, accanto al lancio in grande
stile delle tratte ad alta velocità, esiste un peggioramento netto di quello
che è il trasporto pubblico che riguarda i pendolari, sacrificati al dio denaro
dell’alta velocità: per loro soltanto maggiori tempi di percorrenza, più
ritardi, aumento del costo dei biglietti, innalzamento del livello dei
disservizi, e incremento della sporcizia delle carrozze che vengono adibite al
trasporto pubblico locale.
Quest’ultimo segmento di servizio pubblico, qualche
tempo fa, è stato definito dall’amministratore delegato di Trenitalia - l’
inqualificabile Mauro Moretti - come un insieme di rami secchi da tagliare, ai
quali la sua azienda non è interessata, a causa degli esigui margini di
profitto che se ne traggono.
Pare quasi superfluo ricordare al signore di cui
sopra che un servizio pubblico, soprattutto se eseguito in regime di monopolio
come di fatto è quello di cui si sta parlando, deve essere erogato
indipendentemente dal fatto se l’azienda ne tragga un plusvalore o meno: e ci
appare appena doveroso ricordare che Trenitalia è sì formalmente una Società
per Azioni, ma il capitale è interamente controllato dallo Stato italiano.
Per
questa nostra prima puntata dell’inchiesta sullo stato del trasporto su ferro,
ci limiteremo a segnalare quali sono le magagne che i viaggiatori devono
affrontare recandosi nelle stazioni della città dove abitiamo, Torino, ed in
quelle della prima cintura.
La stazione di Porta Nuova, appena rifatta, pullula
di negozi di tutti i generi, il che potrebbe pure essere una cosa buona:
peccato solo che la Assistenza Clienti ci abbia informati che “non è prevista”
una sala di attesa per i viaggiatori; ci chiediamo, viste le temperature polari
di questo periodo, se i dirigenti delle Ferrovie abbiano pensato che al freddo
le cose si mantengono meglio, e considerino quindi i viaggiatori alla stregua
di cose.
Anche Porta Susa è appena stata rinnovata, con lo spostamento dei
binari nella nuovissima stazione sotterranea, costruita appositamente per
rendere più agevole il passaggio dei treni attraverso il passante; bene, i
genii che l’hanno progettata si sono scordati un piccolo particolare: lungo i
binari interrati non vi sono servizi igienici.
Questa cosa costringe i
viaggiatori a recarsi ad alcune centinaia di metri, presso il fabbricato
viaggiatori - che si trova in superficie lungo i vecchi binari ormai
smantellati - in caso di bisogno impellente, con il risultato di doversi
allontanare di parecchio dalla sede ferroviaria, con conseguente pericolo di
perdere il treno.
Se poi si continua sul passante, si assiste ad una situazione
che troviamo allucinante: la stazione Dora - che permetteva un interscambio
veloce, si fa per dire, tra la tratta Gtt Torino-Ceres (una ferrovia, che corre
da Torino fino alle valli di Lanzo, data in concessione alla branca ferroviaria
dell’azienda di trasporti pubblici su gomma della provincia) e la tratta
ferroviaria Fs - è stata chiusa, per riaprire, forse, nel 2012 come stazione
sotterranea.
Proseguendo il nostro viaggio sulla tratta Torino-Milano, detto
della presenza del cantiere per la realizzazione di Rebaudengo-Fossata (per la
cui costruzione Fs sta distruggendo completamente il bellissimo parco Sempione,
nel quartiere nord di Barriera di Milano) ci imbattiamo nella stazione Stura,
nei pressi della quale sbuca il passante: questa è stata aperta al pubblico
nonostante non sia affatto terminata la sua ristrutturazione.
Lo spettacolo a
cui assiste chi si trova nella sventurata ipotesi di dover scendere a tale
fermata è dei più degradati: mezza stazione è chiusa al pubblico, i fili della
corrente elettrica sono a vista, la sicurezza è praticamente inesistente; in
sovrappiù, il capolinea della linea Gtt 46 barrato, che l’azienda di trasporto
pubblico ha prolungato per poter raggiungere agevolmente la stazione, non è
affatto nei pressi della stessa, ma occorre camminare per alcune centinaia di
metri dalla uscita, in mezzo ad un terreno non certo agevole, per poter
raggiungere l’agognata fermata.
Detto del fatto che sulla Torino-Ceres ci sta
una fermata, Rigola - per la quale sono stati spesi molti quattrini ed
attualmente risulta pressoché inutilizzata - costruita come cattedrale nel
deserto in occasione dei Campionati del mondo di calcio del 1990, dobbiamo ora
rivolgere la nostra attenzione a quella che, nelle intenzioni originarie dei
vertici delle Ferrovie, avrebbe dovuto trasformarsi nella stazione centrale..

Qualche anno fa i soloni di Trenitalia avevano paventato la chiusura di Porta
Nuova per farne un enorme centro commerciale, e contemporaneamente avevano
annunciato il potenziamento del Lingotto come terminale di tutte le linee.
Lo
stato attuale di quella che doveva divenire una perla è, ad essere gentili,
pietoso; da qualunque angolazione la si guardi questa stazione fa acqua da
tutte le parti: e non soltanto in senso figurato, visto che appena si assiste a
qualche goccia di pioggia, i sottopassaggi vengono puntualmente allagati.

Questo, però, non è certamente il solo problema di cui soffre la stazione di
via Pannunzio.
Innanzitutto non esiste una sala di attesa, e quella che ne fa
le veci - la sala della biglietteria - non ha riscaldamento, per cui il
ragionamento torna all’uguale problema che attanaglia Porta Nuova: i
viaggiatori si conservano meglio?
I servizi igienici: da quando quelli
preesistenti sono stati sostituiti dagli attuali supertecnologici, questi sono
regolarmente rotti: quando va bene se ne trova uno funzionante per gli uomini
ed uno per le donne, più spesso uno solo per tutti, ma sovente sono tutti fuori
servizio; il risultato è che i viaggiatori devono recarsi a quello del bar
della stazione.
Con il rinnovamento della stazione, avvenuto qualche anno fa,
si è provveduto anche ad installare degli ascensori per facilitare l’accesso
per i disabili ai binari: iniziativa decisamente lodevole, peccato che questi
siano spesso fuori servizio, esattamente come lo è, da ormai quasi tre mesi
(siamo a lunedì 21 dicembre 2009), la scala mobile che raggiunge, dal
sottopassaggio, il primo binario che si trova al piano stradale.
Non ci sono i
soldi per riparare gli accessi facilitati, però Trenitalia - che tiene
moltissimo alla sicurezza dei passeggeri - ha fatto installare una serie di
telecamere nei sottopassaggi: per quello i finanziamenti si trovano
immediatamente!
Proseguendo il nostro viaggio, siccome la provincia di Torino,
ma il Piemonte in generale, è diviso in cornici concentriche - che si chiamano
zone - che individuano una serie di paesi e città che hanno circa la stessa
distanza dal capoluogo, per continuare la nostra disamina delle condizioni
delle stazioni ferroviarie rivolgiamo la nostra attenzione a quelle che si
trovano nella zona tre, quella della prima periferia.
Qui troviamo una grande
diversità di condizioni: si passa da Collegno - dove il fabbricato viaggiatori
ha condizioni climatiche decisamente accettabili, essendo dotato di due
termosifoni perfettamente funzionanti - a Pessione, località sita nel comune di
Chieri, nota per lo stabilimento della casa vinicola Martini & Rossi, dove dal
14 marzo 2009 - da quando cioè la stessa è stata declassata al rango di
fermata, senza peraltro avvertire preventivamente la clientela - è chiusa
persino la sala di attesa, oltre ad essere presente soltanto la biglietteria
automatica regionale, che non consente di effettuare l’acquisto di tagliandi
per tutte le destinazioni, oltre che a tutte le tariffe esistenti; va da sé che
spesso la stessa è vittima di atti vandalici che la rendono inutilizzabile.
Nel
mezzo ci stanno tutte le altre stazioni, che per un motivo o per l’altro hanno
qualche magagna.
E’ così ad esempio per Moncalieri, la prima fermata dopo aver
lasciato Torino in direzione Alessandria: qui i servizi igienici sono chiusi,
ma basta chiedere le chiavi all’ufficio movimento essendo muniti di titolo di
viaggio per potervi accedere; in compenso il bar è chiuso il lunedì, e non vi
sono altri punti di ristoro all’interno della stazione.
Bisogna dire, però, che
le condizioni di questo posto - da quando due anni fa Rete ferroviaria italiana
ha deciso di renderlo un po’ meno lugubre, con la realizzazione di splendidi
disegni a tema sui muri della sala di attesa e dei binari – sono nettamente
migliorate.
Proseguendo sulla tratta si incontra Trofarello, dove è stata
costruito, ed inaugurato circa un anno e mezzo fa, il nuovo fabbricato
viaggiatori, dotato di alcuni comfort essenziali, quali un bar ed i servizi
igienici, chiusi ma accessibili richiedendo la chiave all’ufficio Movimento,
impeccabili: peccato solo che si siano dimenticati di farci un impianto di
riscaldamento.
Da qui si diramano tre tratte Trenitalia: una va a Chieri –
servita quasi esclusivamente dai treni della Gtt - mentre le altre due si
dipanano verso Alessandria e Savona.
Lasciando Trofarello in direzione
Alessandria - prima di arrivare alla succitata Pessione - ci si imbatte in
Cambiano, una stazione assai fuori dal centro abitato che non ha altro che una
modesta sala di attesa, mentre è completamente sprovvista di qualunque altro
servizio, nonostante sia regolarmente presenziata.
Se invece si sceglie di
andare in direzione Savona, prima di arrivare alla stazione successiva di
Villastellone, si sorpassa a tutta velocità quella che una volta era la fermata
di Santena Tetti di Giro: da più di un decennio è stata eliminata ed accorpata
a quella di Cambiano, peggiorando un servizio già di per sé scadente.
Esaminate
le fermate - in zona tre – delle tratte che corrono verso sud, ci restano da
focalizzare quelle di Settimo, in direzione Milano, di Alpignano, sulla via che
porta in Val di Susa, di Moncalieri Sangone e Nichelino in direzione Pinerolo.

In questo caso si tratta di stazioni tutte presenziate, ancorché minori, ed
ognuna di esse ha la propria peculiarità.
Settimo - che oltre ad essere sulla
direttrice per Milano ha qui la diramazione per le valli del Canavese - ha
servizi igienici perfettamente funzionanti ed aperti al pubblico, nonché una
sala di attesa - che coincide con quella della biglietteria - riscaldata; il
solo problema è che, chi volesse prendere un treno nelle ore serali è costretto
ad attenderlo all’addiaccio, dato che la sala biglietteria chiude alle ore 19:
25.
Alpignano, anch’essa senza sala di attesa, risulta essere piuttosto
confortevole per la presenza di riscaldamento nella sala della biglietteria: il
problema è che chiude alle ore 19:30, quando ancora devono passare molti treni;
inoltre è provvista sì di servizi igienici, ma non sono agibili essendo chiusi.

Leggermente diversa è la situazione per quanto concerne la seconda stazione di
Moncalieri, Sangone, nella quale esiste una sala di attesa, peraltro
riscaldata, ma non la biglietteria; inoltre i servizi igienici sono chiusi e
non fruibili.
Infine Nichelino: questa stazione è dotata di una sala di attesa
riscaldata e di una biglietteria: le uniche magagne riguardano la inesistenza
di servizi igienici ed il carattere aleatorio del funzionamento della
biglietteria; questa, infatti, è soggetta allo andamento della circolazione dei
treni, essendo momentaneamente chiusa al passaggio degli stessi, per permettere
al personale di rivolgere la propria attenzione al passaggio a livello che
attraversa la città proprio a ridosso della stazione.
Non c’è che dire, proprio
un bel quadretto: e proseguendo nel resto delle zone il panorama peggiora; ma
di questo parleremo un’altra volta.

Torino, 21 dicembre 2009


Stefano Ghio -
Torino