MAO TSE-TUNG: UN POCHINO DI STORIA
Il compagno presidente Mao Tse-tung (negli anni 70 i
militanti marxisti-leninisti erano soliti manifestare
urlando lo slogan "voi avete il presidente Leone, noi
abbiamo il presidente Mao Tse-tung) una volta ebbe a dire,
ad una delegazione albanese giunta in Cina nel 1967: <molti
compagni pensano che le elezioni siano una cosa molto buona
e democratica. Io penso che non esistano elezioni genuine>;
da qui il rigetto, da parte dei compagni coerentemente
marxisti-leninisti, per ogni partecipazione alla politica
istituzionale borghese.
In quel tempo i revisionisti togliattiani rispondevano: Mao
sbaglia, le elezioni sono il sale della democrazia perché
permettono a persone di qualsiasi ceto sociale di essere
rappresentati nel parlamento che è sì borghese, ma accoglie
anche rappresentanti degli operai e dei contadini.
Quale fosse il valore per i proletari della presenza, nelle
istituzioni borghesi, di certi suoi presunti rappresentanti
(Longo, Berlinguer, Pajetta, Ingrao, Cossutta, solo per
citarne alcuni) ci pare superfluo rimarcarlo - dato che è
innegabile come il Pci revisionista abbia sempre operato in
veste di pompiere, quando non di vero e proprio delatore,
verso le lotte messe in piedi dal proletariato e dal suo
Partito d'avanguardia, all'epoca rappresentato dal
P.C.d'Italia (m-l).
In questo senso è emblematica la lotta - dei primi anni 80 -
per l'occupazione delle case sfitte, portata avanti dai
proletari savonesi spalleggiati dal locale Comitato del
Partito, conclusasi con l'arresto, e la condanna alla
galera, dei compagni più attivi, grazie soprattutto alle
delazioni dei revisionisti.
Il problema si è acuito con il passaggio della dirigenza
del partito revisionista nelle mani degli allora
quarantenni che hanno fattivamente contribuito allo
scioglimento del Pci revisionista, e che oggi sono nello
stesso partito con i democristiani di allora; pensiamo ad
esempio a due personaggi di spicco dell'attuale partito
sedicente democratico: l'agente della Cia Icare e Baffetto
da Gallipoli.
Oggi questi signori ci forniscono l'ennesima riprova della
giustezza delle parole del presidente Mao Tse-tung,
confutando definitivamente le affermazioni di quei
revisionisti che definivano le elezioni come il massimo di
democrazia possibile, in quanto massima rappresentanza
delle aspirazioni di tutto il popolo italiano.
VIVA PER SEMPRE IL PENSIERO E L'OPERA DEL PRESIDENTE MAO
TSE-TUNG !
VIVA IL MARXISMO-LENINISMO !
Torino, 29 gennaio 2009
Stefano Ghio - Torino