KIAMPY COME LA MORATTI

Nel novembre del 2008, il podestà di Torino - il sedicente
democratico Sergio Kiamparino - cacciò, dalla maggioranza
che lo sostiene in Consiglio comunale, il Pdci dopo che la
segreteria
provinciale di questo partito, guidata dal
rizziano Maurizio "Mao" Calliano - era entrata in contrasto
con lui su alcune questioni: il Kiampy avrebbe voluto
privatizzare il servizio idrico, le ex municipalizzate, e
l'assistenza agli anziani, mentre avrebbe voluto
introdurre - seguendo l'esempio del suo omologo
forzitaliota milanese Letizia Moratti - il biglietto di
ingresso in città; lo ha fatto lo stesso, grazie alla
complicità del consigliere Domenico Gallo e dell'assessore
al Bilancio Gianguido Passoni (fuoriusciti per formare il
Gruppo Comunista) ma ha perso la faccia!
Non contento di questa sua virata verso la destra radicale,
il sedicente democratico ha continuato, nei mesi
successivi, a provocare incessantemente chi si ponesse alla
sua sinistra: sempre nel novembre dello scorso anno ha dato
avvio alla progressiva privatizzazione del verde cittadino
pubblico, con il dichiarato intento di colpire le case
occupate dagli anarchici (vedasi la vicenda della Boccia di
via Medici 121); che dire, poi, del suo 'pronto soccorso'
ai poveri ricchi bersagliati - la sera del 21 marzo 2009 -
di sterco presso il ristorante del Cambio di piazza
Carignano, quando parlò di <violenza squadrista>?
E chi si dimentica dei suoi attestati di solidarietà ai
fascisti del Fuan che si lamentavano della impossibilità,
da parte loro, di fare politica in Università, a causa
della decisa presenza dei compagni del Cua?
Ed ancora: è impossibile dimenticare il suo appoggio
all'entità sionista in occasione delle manifestazioni
contro il massacro di Gaza, perpetrato a cavallo tra il
2008 ed il 2009.
Da ultimo, è vicenda della settimana in corso, la cacciata
del resto della falsa sinistra (Rifondazione e Sd) per aver
bocciato una sua delibera sulla fusione tra Iride ed Enia:
crediamo sia utile informare che quel documento, bocciato,
prevedeva - oltre all'immediata applicazione della fusione -
 anche la perdita della cosiddetta 'golden share', il 51
per cento in mani pubbliche, per consentire (malignità!) a
qualche "coop rossa" di acquisire il controllo della nuova
società - d'altra parte Enia è di Reggio Emilia, la
capitale delle "coop rosse", e qui si trasferirebbe la
direzione del nuovo gruppo: un esempio lampante di
conflitto di interessi?
In questi tempi, per le strade di Torino si possono
ammirare dei bellissimi manifesti sei metri per tre, nei
quali campeggiano le foto del presidente della Provincia
Antonio Saitta e del sindaco Sergio Kiamparino, con la
scritta: "un impegno che continua, insieme!".
Crediamo che i sinceri democratici, se proprio volessero
andare a votare - cosa che comunque noi avversiamo - non
potrebbero accordare la propria preferenza ad elementi di
questo stampo, che hanno ampiamente dimostrato di essere
dalla parte dei poteri forti borghesi.

Torino, 01 maggio 2009


Stefano Ghio - Torino