IVA DI LUSSO

Che la falsa sinistra istituzionale fosse una roba inutile
già lo sapevamo - ed i suoi ex elettori lo hanno
certificato il 18 e 19 aprile scorsi scacciandoli dal
Parlamento come i mercanti dal tempio di evangelica
memoria - e la posizione assunta sulla questione Sky TV lo
dimostra ancora una volta.
Il governo del Nano di Arcore ha preso decisioni
impossibili da avallare per chiunque sia, o si ritenga,
anche vagamente di sinistra - ma dai sindacati confederali,
e dai resti del precedente centro(falsa)sinistra
abbondantemente incentivate - ora che finalmente ne azzecca
una (capita a tutti, anche per sbaglio, di azzeccarne una
nella vita) tutti a sbraitare contro la legge liberticida
per aver armonizzato l'Iva sugli abbonamenti alla
televisione a pagamento con quella per i beni di lusso.
Ma come si fa a non considerare Sky un bene di lusso,
quando richiede un esborso annuale maggiore di quello della
Rai?
E' pur vero che la tassa di possesso del televisore, perché
questo è quello che continuano a spacciare per canone Rai,
è obbligatoria per poter accedere al tubo catodico, è
altrettanto palese come soltanto i ricchi borghesi si
possano permettere un ingente esborso aggiuntivo per vedere
la televisione di Rupert Murdoch, certamente non i
proletari che faticano ad arrivare alla terza settimana con
il loro miserrimo stipendio.
Semmai è da contestare la tempistica del provvedimento:
perché accade solo adesso, quando nel 1991 la allora
Tele+  - di proprietà del Nano di Arcore - aveva ricevuto
il favore dell'Iva agevolata, e non si prevede la
retroattività della norma?
Suggeriamo al re della finanza creativa, l'ex responsabile
della sezione economia del quotidiano "il manifesto" Giulio
Tremonti, di esigere la restituzione di tutte le somme
indebitamente sottratte allo Stato dalla creazione della
televisione a pagamento ad oggi, magari facendosele
anticipare totalmente dal suo padrone, essendo egli in
parte responsabile per l'ammanco dell'Iva.
Un'ultima cosa da segnalare, per riportare nei giusti
binari la questione, è la dichiarazione rilasciata dal
figlio del Nano con la bandana, Pier Silvio - dal circolo
Arci "Bellezza" di Milano (pensavamo, forse ingenuamente,
che non potesse proprio entrarci in un posto del genere,
salvo essere defenestrato dagli abituali avventori... ma
evidentemente l'avvento del Pd permette tutto a tutti) in
occasione della presentazione di un futuro programma su una
delle televisioni del babbo: <quando c'era in ballo la
questione Rete 4, noi non abbiamo mai né fatto spot, né
coinvolto in maniera così diretta i telegiornali>.
Il figlio del Nano lombardo dimentica, a bella posta, che
quando c'era la questione da lui richiamata, sui suoi
canali mediatici (innumerevoli televisioni - 3 reti
Mediaset, 2 Rai, ed una vera e propria galassia di reti più
piccole controllate più o meno direttamente - decine di
radio, quotidiani, settimanali e quant'altro) è stata fatta
una campagna a tamburo battente contro l'oscuramento delle
libertà da parte del Governo in carica: ma forse questo
signore, memore degli insegnamenti dello spudoratissimo suo
genitore, confida nella memoria, ahinoi cortissima, degli
italiani.
Che genia di bugiardi incalliti!

Torino, 05 dicembre 2008


Stefano Ghio - Torino