FORTE E CHIARO
Finalmente il Pastore valdese parla chiaro ed altrettanto esplicita è la
risposta delle varie componenti rifondarole; afferma il nativo della Val
Germanasca, nella relazione al Cpn del 28 e 29 novembre scorsi: <lo stesso
progetto della rifondazione comunista, che è il nostro progetto
strategico, per poter risultare credibile deve essere dislocato dentro la
costruzione
di una più ampia sinistra di alternativa.
A noi pare evidente che questa frase, attorno alla quale gira tutto il
lungo sproloquio del nativo di Pomaretto, cancelli tutte le ambiguità precedenti
e
- nonostante tutta la relazione sia improntata a cercare di dimostrare il
contrario - imbocchi decisamente la via della liquidazione dell'esperienza
di Rifondazione, in favore di una sinistra neppure più sedicente comunista,
soltanto anticapitalista e, a parole, <autonoma dalla socialdemocrazia - e
dal Pd - e ad esse strategicamente alternativa.
Che la nostra sia una chiave di lettura più che plausibile, ce lo dicono
le reazioni delle diverse componenti rifondarole: il pieno sostegno da parte
dei vendoliani - espresso dalla dichiarazione di voto della responsabile della
commissione Lavoro della federazione torinese, la ex deputata Marilde
Provera, che dice a nome di tutta l'area Rifondazione per la sinistra: <tutte e
tutti noi votiamo a favore del documento della Segreteria nazionale - e
l'aperto dissenso dell'area Sinistra Comunista, la recente scissione dall'area
dell'Ernesto(che invece, per bocca del coordinatore Fosco Giannini, si
astiene) guidata dall'ex deputato Gian Luigi Pegolo, che considera la
Federazione
della sinistra un tradimento del progetto di creare un forte <partito comunista
rifondato (e non un partito che voglia rifondare il comunismo da zero, n.d.
r.) per rilanciare l'opposizione.
Le due posizioni sono antitetiche, e a nostro avviso irreconciliabili:
qualcosa ci dice che la svolta moderata, come la definiscono quelli di
Sinistra Comunista, impressa dalla segreteria al progetto di unione della falsa
sinistra istituzionale porterà, come prima conseguenza, ad un allontanamento -
più
o meno volontario - dell'area sedicente comunista e ad un avvicinamento di
questa a quella parte, che sappiamo essere non piccola, del Pdci che mal
digerisce
la doppia tessera imposta dalla dirigenza.
Torino, 03 dicembre 2009
Stefano Ghio - Torino