FALLIMENTI
Come ormai avviene puntualmente da almeno due decenni, con
i governi di destra così come con quelli di falsa sinistra,
la compagine governativa si appresta ad assestare gli
ennesimi colpi al benessere, alla previdenza, al lavoro,
alla scuola, all'università, alla ricerca, all'ambiente, e
quant'altro per risparmiare fondi e poter continuare a far
vivere questo sistema, ormai marcio fino al midollo, che si
chiama capitalismo.
A fronte dei continui tagli alla spesa sociale, si assiste
all'investimento di soldi pubblici a fondo perduto per
salvare le banche in crisi, all'impiego di ingenti capitali
per finanziare opere definite strategiche ma nella realtà
inutili e dannose (TAV, ponte sullo stretto di Messina,
centrali nucleari, Terzo valico dei Giovi, solo per citarne
alcune) e - questa è sicuramente la regalia più odiosa -
allo sperpero di miliardi di Euro per finanziare gli sport,
sia direttamente sia indirettamente, attraverso i soldi
pagati per i diritti televisivi.
Intendiamoci: non siamo a priori contrari al finanziamento
delle attività sportive, anzi riteniamo utile che si
aiutino quei settori che servono alla formazione psico-
fisica dei giovani - ed in speciali modo i cosiddetti sport
minori quali ad esempio: ciclismo, ginnastica, rugby, arti
marziali, ed altri - quello che troviamo intollerabile è
che si continui a regalare miliardi di Euro alle società
sportive professionistiche degli sport di squadra più
seguiti - calcio, pallacanestro, pallavolo - ed
all'automobilismo (quanto spende annualmente lo Stato
italiano per finanziare la squadra corse della scuderia
Ferrari?).
Qualche settimana fa il settimanale "Guerin Sportivo", voce
autorevole del mondo sportivo - soprattutto del calcio
professionistico - uscì con un titolo che ci sorprese
assai: "Ma voi le pagate le tasse?", ed indicava al
pubblico ludibrio il fatto che le società di calcio
professionistiche non versano quanto dovuto all'Erario.
Praticamente tutte hanno debiti di milioni con il fisco, e
lo Stato cosa fa?
Al contrario di quanto pretende dai suoi
cittadini 'normali', che se non pagano le tasse finiscono
in galera e con i beni confiscati, non solo 'spalma' il
debito in decine di anni (il caso della SS Lazio 1900 è
clamoroso in tal senso) ma addiviene a patti con le società
in modo da abbonargliene una parte cospicua (nel caso
citato circa il 20 per cento).
Nel sistema capitalista le società che hanno gestioni in
rosso e debiti chiudono per fallimento, perché questo non
avviene per le società sportive?
Sarà forse perché il sistema ha bisogno di questi
avvenimenti per distrarre i proletari dai propri problemi
quotidiani, in modo da impedire loro di prendere coscienza
che l'unico modo per far finire lo sfruttamento da parte
dei padroni è la Rivoluzione proletaria?
Torino, 02 novembre 2008
Stefano Ghio - Torino