ETERNIT SENZA VERGOGNA

Mercoledì 8 aprile si è tenuta la seconda udienza del
processo alla multinazionale svizzera dell'amianto Eternit,
anche questa preliminare e rigorosamente a porte chiuse.
Questa precauzione, però, non ha impedito il propagarsi di
una notizia che definire una porcata è veramente farle un
complimento: gli avvocati della difesa hanno informato la
Corte (presieduta dal gup Cristina Palmesino) e le parti
civili - al momento si tratta di 736 persone tra familiari
ed ex lavoratori, più 29 associazioni ed istituzioni - che
gli imputati intendono indennizzare solamente coloro che, a
causa dell'esposizione all'amianto, hanno contratto
l'asbestosi con una invalidità superiore al trenta per
cento, il che significa molto semplicemente escludere una
grande parte dei malati solo perché hanno la sfortuna di
soffrire 'solo' di broncopneumopatia da silicati.
Il miliardario svizzero Stephan Ernest Schmidheiny ed il
barone belga Jean Louis Marie Ghislain de Cartier de
Marchienne pensano così di cavarsela con una irrisoria
mancia rispetto a tutti i profitti accumulati per decenni
sulla pelle dei lavoratori, dei oro familiari e delle
popolazioni di Casale Monferrato, Cavagnolo, Rubiera e
Bagnoli: nonostante la nostra profonda sfiducia nel sistema
giudiziario borghese, resta la speranza che la Corte -
chiamata a giudicare i due imputati per "disastro colposo" -
 accolga in pieno le tesi del pm Raffaele Guariniello,
coadiuvato in questo procedimento dai sostituti Sara
Panelli e Gianfranco Colace, e condanni questi due
sciacalli - che si sono arricchiti enormemente sulle spalle
dei lavoratori, mandati a morire nonostante già dagli anni
30 si conoscesse la pericolosità dell'amianto - al massimo
della pena prevista, evitando anche la caduta del reato in
prescrizione.
La Rete nazionale per la sicurezza sui luoghi di lavoro
seguirà questo processo con tutta l'attenzione che merita.

Torino, 09 aprile 2009


Stefano Ghio - Torino