ELEZIONI E GUAI GIUDIZIARI
Il presidente della provincia di Vercelli, il forzitaliota Renzo Masoero, viene beccato in flagranza di reato mentre Gianni Tomalino, padrone di una ditta di disinfestazione di Santhià, gli consegna, nel suo ufficio, diecimila Euro.
Contemporaneamente si "scopre" che il consigliere milanese forzitaliota Camillo Pennisi incassa tangenti.
Nello stesso momento il kapò della Protezione civile, Guido Bertolaso, finisce implicato in una storia - legata alla ricostruzione del dopo terremoto dell'Aquila - di sesso e soldi in cambio di favori.
Questo sul versante della destra radicale e fascista, ma neppure la destra moderata se la passa molto meglio: sono in pieno svolgimento le inchieste sulla sanità in Puglia, che vedono coinvolti i vertici regionali, le inchieste per corruzione in Calabria, che toccano il presidente Agazio Loiero, ed altre ancora in giro prer l'Italia.
Ci sorge spontanea una domanda: possibile mai che questi "signori" considerati persone integerrime fino a ieri, e solo oggi si scopre il marcio che alberga in loro?
L'unica motivazione che riusciamo a dare per tutto questo improvviso bailamme è che le varie destre si stanno giocando la partita delle elezioni regionali sul piano giudiziario - cercando di dimostrare che, come recitava il titolo di un film di qualche anno fa, "lui è peggio di me" - per nascondere l'assoluta povertà, quando non inesistenza, di programmi politici.
Torino, 13 febbraio 2010
Stefano Ghio - Torino