E IL MINISTRO ?

Ieri sera, prima di essere accolti tra le braccia di
Morfeo, ci siamo dilettati nella lettura di uno storico
libro della Editori Riuniti che raccoglieva, sotto il
titolo "Non siamo gentili", alcuni dei migliori corsivi di
Fortebraccio sull'Unità del 1977.
La nostra attenzione è stata catturata, particolarmente,
dallo scritto che si trova a pagina 80, il cui titolo ci
permettiamo di copiare, insieme con l'intero testo, per
dare ennesima dimostrazione di come, in trentadue anni (è
datato 24 aprile 1977), non sia cambiato nulla a livello
ministeriale, almeno per quel che concerne un dicastero
importante quale quello che si occupa di istruzione.
"Questo discorso, che ci apprestiamo a fare, non abbiamo
neppure voluto accennarlo di passata, ieri, perché non
volevamo che venisse in alcun modo confuso con la condanna
perentoria e incondizionata che il nostro giornale tutto
(lo notava ieri mattina anche "Il Popolo" che di solito non
ci è largo di riconoscimenti) ha pronunciato contro la
violenza, in qualsiasi modo si esprima e da qualsivoglia
parte venga. Crediamo di essere stati espliciti su questo
punto e pensiamo che nessuno, sulla necessità che lo Stato
repubblicano e democratico si difenda contro l'eversione
con tutti i mezzi che la legge gli offre, possa nutrire
dubbi sulla nostra posizione.
Ma oggi ci sembra giunto il momento di porci una domanda
che maturavamo da tempo: e il ministro? Noi abbiamo un
ministro della Pubblica Istruzione, l'on. Malfatti, che
sembra messo lì apposta per irritare gli animi e per creare
scompiglio. Da quando, ahinoi, opera, non ha fatto altro
che combinare guai e commettere errori: dalla riforma
dell'Università (per stare alle sue creazioni più recenti),
agli esami di latino, alle norme per le iscrizioni
scolastiche. Non c'è nessuno, nel mondo della scuola così
vasto e vario, così gremito di interessi diversi, che abbia
approvato un provvedimento di Malfatti: non i docenti, non
gli studenti, non il personale d'ordine. Questo ministro è
già arrivato a farci compassione. Quando leggiamo sui
giornali titoli che cominciano col suo nome: "Malfatti
dispone...", ci sentiamo accapponare la pelle: chissà che
cosa avrà inventato ancora, questo disgraziato, per far
ridire a tutti, all'unisono, che è odioso e incapace
.
Quando è venuto al mondo era ormai tardi: glielo avevano
già promesso, ma se Dio in quei giorni fosse stato doroteo
avrebbe trovato il modo, anche all'ultimo momento, di
rinviare 'sine die' la sua nascita.
Con questo, ci guardiamo bene dal caricare su questo
poverino la benché minima responsabilità per le violenze
che si susseguono nelle nostre scuole e che, lo ripetiamo,
non si giustificano in alcun modo, ma è certo che se si
mandasse via Malfatti non per scarso ma per dannoso
rendimento e si liberasse la scuola dalla sua disdicevole
presenza, molti motivi di contestazione verrebbero meno e i
facinorosi troverebbero meno pretesti per compiere le loro
gesta nefande. Ripristiniamo l'ordine pubblico e licenziamo
Malfatti. Del primo, riottenuto, sentiremo l'inestimabile
conforto; del secondo, allontanato, non udiremo più
l'insopportabile voce da abbacchio".
Naturalmente, come comunisti di estrazione marxista-
leninista, non possiamo concordare con l'intero scritto, a
nostro giudizio troppo schiacciato sul concetto del
rispetto della legalità borghese, ma se al posto dell'on.
Carlo Maria Malfatti metteste l'attuale ministro
Mariastella Gelmini, non avreste da cambiare una virgola
sul giudizio da dare su queste due nefaste figure.

Torino, 16 marzo 2009


Stefano Ghio - Torino