DUE PICCIONI CON UNA FAVA
"La Stampa" di domenica 6 settembre riprende una
dichiarazione di Al Tappone, rilasciata il 23 agosto scorso
alla emittente marocchina Nessna di proprietà del
produttore Tarak Ben Ammar.
Il contenuto della esternazione in questione ci lascia
esterrefatti: <non ho nulla di cui dovermi perdonare, nulla
di cui io non sia fiero. E spero che, quando sarò
sottoterra, si potrà scrivere su di me: fu un uomo giusto,
un brav'uomo>.
A parte il fatto che il Nano di Arcore dice
testualmente "di cui dovermi perdonare", ossia pretende di
essere lui a giudicare se stesso, la sua storia è
universalmente conosciuta, non abbiamo certo bisogno di
rivangarla per opporsi alle sue parole; speriamo soltanto
che sotto terra ci finisca presto, lui con tutti i suoi
schiavi e tutta la sua ignobile progenie: ascendenti,
discendenti, parenti ed affini.
Però, come già successo con il Puzzone, prima di essere
seppellito dovrebbe essere esposto a piazzale Loreto:
magari in compagnia del fido cagnolino Emilio Fede, il suo
degno compagno di merende da una vita, che sicuramente è
disposto a sacrificare la propria penosa esistenza pur di
stare vicino a lui.
Auguriamoci che tutto questo possa accadere molto presto:
proporremo la data come festa nazionale!
Torino, 06 settembre 2009
Stefano Ghio - Torino