DOVERI

La notte tra il 29 ed il 30 giugno, a Viareggio, si è
verificato un incidente ferroviario con conseguenze
apocalittiche; un treno merci - che trasportava Gpl - ha
deragliato ed uno dei suoi quattordici vagoni ha preso
fuoco, provocando esplosioni a catena nel vicino quartiere
(la stazione è nel centro della città) che hanno provocato
quattordici morti, tre dispersi ed un migliaio di evacuati,
stando ai primi dati ufficiali, sicuramente purtroppo
inesatti: il bilancio è destinato ad aggravarsi nelle
prossime ore.
Siccome, però, al peggio non c'è mai fine, ci tocca
assistere alle dichiarazioni dei politici, che per la
maggior parte risultano scandalose, per l'intempestività.
Il "Corsera" pubblica - nella edizione di mercoledì 1°
luglio - una dichiarazione del segretario rifondarolo,
Paolo Ferrero, che parla di <esito statisticamente
prevedibile di una politica ferroviaria che bada solo
all'immagine e ai profitti. Il governo ne è il principale
responsabile>; peccato che l'ex ministro del governo del
Mortadella si dimentichi che è stato l'esecutivo, di cui
erano parte integrante lui ed il suo partito, a potenziare
il finanziamento delle tratte ad alta velocità a discapito
di tutto il resto del trasporto su ferro.
Ma se il pastore valdese è preso da amnesia, non va meglio
neppure con la testimonianza - raccolta da Giorgio Salvetti
per il "manifesto" che la pubblica a pagina 4 - dell'ex
vicepresidente del Senato della Repubblica, il rifondarolo
vendoliano Milziade Caprili; l'ex membro della commissione
Lavori pubblici sotto il governo già citato dice: <ci
devono spiegare perché far transitare treni-bomba nelle
città>.
Ci piacerebbe sapere da questo signore dove li vorrebbe far
passare, visto che la conformazione del territorio
italiano, e la sua densa urbanizzazione, non permette certo
di far passare le tratte ferroviarie in mezzo ad
inesistenti deserti.
La sicurezza di trasporti, e quindi dei lavoratori e del
territorio, deve essere una priorità per ogni comunità che
si rispetti: purtroppo l'Italia va nella direzione opposta -
 solo nel settore ferroviario oggi i dipendenti sono meno
della metà rispetto a dieci anni fa, con conseguenze
devastanti sulla sicurezza delle linee, dove la
manutenzione è ridotta al lumicino,  e sui convogli, dove
il macchinista unico non aiuta certo ad aumentare la
sicurezza - ed è anche per questo che riteniamo
importantissima la battaglia per la costruzione e per la
fortificazione della Rete nazionale per la sicurezza sui
luoghi di lavoro.
Quanto scritto a fronte di politici - come quelli citati -
che sembrano essere vissuti fino a ieri su Marte, persino
quando sarebbe stato loro preciso dovere, essendo parte
integrante del Governo, lavorare per invertire la
pericolosa rotta che stava prendendo l'esecutivo in materia
di salute e sicurezza.

Torino, 01 luglio 2009


Stefano Ghio - Torino