COME SI DIVENTA MINISTRI DELLA REPUBBLICA BORGHESE
Martedì 8 luglio, in piazza Navona a Roma, si assiste allo
spettacolo di due comici - Beppe Grillo e Sabina Guzzanti -
ed un giornalista - Marco Travaglio, del giornale del
partito sedicente democratico "L'Unità" - che se
la
prendono, in varie forme, con il capo dello Stato, il
governo, la finta opposizione ed il Pastore tedesco.
Il giorno dopo è tutto un fiorire di censure verso quanto
espresso dai tre: sia dalla destra radicale, sia da quella
moderata, sia dalla falsa sinistra, tutti ad ululare,
compatti, che si tratta di una pagina vergognosa per la
satira.
L'unico a prendere le difese degli attori satirici è la
Jena - Riccardo Barenghi - il quale scrive sulla
"Stampa"
del 10 luglio che, se sono attaccati da tutti,
probabilmente qualche ragione ce l'hanno.
Ma cosa mai avranno detto di così grave questi tre uomini
di spettacolo?
Marco Travaglio si è limitato a far notare come la destra
moderata, che lui impropriamente chiama sinistra, ha
pulsioni suicide: infatti ogni qual volta il Nano di Arcore
sta per passare a miglior vita - politica, si intende - i
suoi avversari gli tendono la mano e lo resuscitano; in
quel momento il Nano della bandana torna ad essere il
Caimano, ed a trasformarsi nella mantide che divora il
maschio - il partito sedicente democratico - dopo aver
fatto l'amore con lui.
Beppe Grillo, dal canto suo, se l'è presa con il presidente
della Repubblica, reo di firmare una legge che blocca i
processi alle quattro più alte cariche dello Stato: il
presidente della Repubblica, i presidenti dei due rami del
Parlamento ed il presidente del Consiglio dei ministri;
asserisce che né Sandro Pertini, né Oscar Luigi Scalfaro,
né Carlo Azeglio Ciampi avrebbero mai fatto altrettanto.
Sabina Guzzanti, per quanto la riguarda, è forse un pochino
più pesante, prendendosela con il ministro alle Pari
opportunità - l'attrice Mara Carfagna - rea (lo dicono
delle intercettazioni) di aver ottenuto il posto dietro il
corrispettivo di prestazioni sessuali, leggasi fellatio
(volgarmente: pompini), al Nano di Arcore ed i suoi
accoliti; inoltre si scaglia contro l'omofobia del Pastore
tedesco augurandogli una calda accoglienza all'inferno da
parte di orde di diavoli gay attivissimi.
Questi, in sintesi, i temi trattati dai tre cabarettisti:
ci domandiamo cosa ci sia tanto da indignarsi per delle
affermazioni del tutto condivisibili, anche perché
corroborate da evidenze investigative - nel caso della
ministra - o incontestabili verità - nel caso di Morfeo
Napolitano - o ancora di un semplice augurio - nel caso del
Pastore tedesco.
Invece no, tutti a scagliarsi contro il trio: persino il
direttore del quotidiano rifondarolo - Piero Sansonetti -
ha scritto un editoriale per chiedere alla Guzzanti di
scusarsi con la Carfagna; noi crediamo che dovrebbe essere
quest'ultima a scusarsi con gli italiani, non il contrario!
E veniamo, da ultimo ma non ultimo, al commento di Marco
Bascetta sul "manifesto" di venerdì 11 luglio; il
collaboratore del 'quotidiano comunista' si lancia in una
affermazione che sarebbe da sottoscrivere, se non fosse
rivolta all'indirizzo di un ministro della Repubblica
borghese - quindi di un personaggio pubblico: non è
possibile fregarsene di costei e di quanto combina, perché
si tratta di uno spaccato della vita politica del nostro
povero Paese, e mostra come certa gente sia disposta a
tutto pur di ottenere posti di prestigio.
Una ultima annotazione riguarda il solito schifoso attacco -
da parte del
fogliaccio trotzkista - al marxismo-
leninismo, questa volta nella sua accezione più alta, il
maoismo; scrive Bascetta, riferendosi al nome della
formazione politica Italia dei valori: <quanto alla
stupidità del suo nome, è pari solo a Sendero Luminoso>.
Mettiamo a conoscenza il personaggio trotzkista del fatto
che quello che quello che lui, come moltissimi altri in
occidente, chiama Sendero Luminoso non è altro che il
Partito Comunista del Perù, guidato dal magistrale pensiero
del Presidente Gonzalo - la quarta spada della Rivoluzione -
e non ha proprio
nulla di ridicolo; semmai il ridicolo è
lui ed il fogliaccio trotzkista per il quale scrive.
Torino, 11 luglio 2008
Stefano Ghio - Torino