CONFUSIONE

Venerdì 5 giugno il quotidiano reazionario torinese "La
Stampa" si accorge, finalmente, che la falsa sinistra
istituzionale non è costituita soltanto dal partito
sedicente democratico, ma annovera anche Rifondazione
Comunisti Italiani (Rci) e Sinistra e Libertà (Sl).
A pagina 8, infatti, a firma Fabio Martini, si trovano due
brevi interviste: una al segretario del Partito dei
comunisti italiani Oliviero Diliberto, l'altra al
presidente della regione Puglia - nonché figura principale
del Movimento per la sinistra (la parte preponderante di
Sl) - Nichi Vendola.
L'avvocato cagliaritano, l'unico di cui ci occuperemo in
questo nostro intervento, si confonde due volte in maniera
piuttosto clamorosa, anche se temiamo che la sua confusione
non sia affatto tale ma faccia parete di un disegno preciso.
Alla domanda su cosa ne pensa di Vendola ed i suoi
risponde: <sono accomunati soltanto da un'idea libertaria>;
il professore cagliaritano di diritto conosce molto bene la
differenza che passa tra gli aggettivi libertaria e
liberista: ci sorprende che possa credere che Vendola sia
diventato un seguace dell'ideologo anarchico Bakunin.
L'altra 'svista' avviene alla domanda circa la
riunificazione dei falsi comunisti; qui l'ex ministro della
Giustizia del primo Governo di Baffetto da Gallipoli (1998)
risponde: <non comunisti: io voglio una riunificazione di
tutti quelli che stanno sotto il simbolo della falce e
martello, che non ha nulla a che fare con la nostalgia ma
semmai è il simbolo del lavoro>.
Ci piacerebbe conoscere la differenza, almeno in Italia,
tra "comunisti" e "coloro che stanno sotto le insegne del
lavoro": sono passati ormai più di venti anni da quando
Benedetto 'Bettino' Craxi tolse le effigi del lavoro dal
simbolo del Psi degenerato, dopo che già anni prima aveva
spostato la falce e martello alla base del, da lui
introdotto come nuovo simbolo, garofano (quale analogia con
il Pds occhettiano, l'antesignano dell'odierno partito
sedicente democratico), lasciando ai soli comunisti, non
importa se veri o sedicenti tali, l'esclusiva
della "bandiera rossa con falce e martello".
Forse il riferimento è all'ex ministro del Lavoro Cesare
Salvi, leader di Socialismo 2000, che si presenta nella
stessa lista; o forse, invece, è ai vari partitini
trotzkisti - Pcl, Pdac, Sc - che si presentano tutti sotto
i simboli del lavoro, ma sono da sempre estranei alla
cultura comunista.
In questo caso ci chiediamo perché mai Diliberto aneli ad
avere, nella nuova formazione, degli elementi anticomunisti.

Torino, 05 giugno 2009


Stefano Ghio - Torino