CI RISIAMO
Ci risiamo: come già trenta anni fa con la Kampuchea
Democratica, continua il martellamento borghese sui
presunti massacri di civili innocenti in Tibet, la regione
cinese che gli imperialisti occidentali vorrebbero
indipendente e sottomessa al potere teocratico di un servo
degli yanqui quale è il Dalai Lama.
Il capo dei bonzi tibetani il giorno giovedì 21 agosto ha
dichiarato alla stampa che le autorità cinesi avrebbero
massacrato 140 tibetani nel silenzio olimpico.
Tutti i quotidiani borghesi italiani hanno dato
immediatamente credito alle parole del capo dei
secessionisti, additando la Cina quale Paese illiberale che
massacra "poveri bonzi innocenti rei soltanto di chiedere
l'autodeterminazione del proprio popolo", senza darsi la
pena di verificare le parole del prete buddhista.
Giova forse ricordare, a questo proposito, le parole della
dichiarazione - del 2 dicembre 1978 - del Fronte di unione
nazionale perla salvezza della Cambogia (Funsk), il fronte
degli oppositori al regime di Saloth Sar (Pol Pot), sulla
base della quale gli imperialisti ed i revisionisti hanno
sostenuto, con l'appoggio unanime della stampa
internazionale, il presunto genocidio della popolazione
cambogiana, soprattutto perché dalle parole citate il
lettore potrà comprendere da sé la falsità delle accuse,
con prove create ad arte per giustificare l'invasione dei
revisionisti vietnamiti che avverrà due mesi dopo: <in
numerose località essi hanno massacrato interi villaggi,
intere comuni, non risparmiando neppure i feti in seno alle
proprie madri. Peggio ancora essi HANNO NUTRITO IL
PROPOSITO (il maiuscolo è nostro, n.d.r.) di massacrare più
di un milione settecentomila abitanti della zona orientale>
(da "Cina, Viet Nam, Cambogia: alle origini dei conflitti" -
edizioni Aurora, ottobre 1979, pagina 55).
Come si può notare, il presunto genocidio denunciato dagli
occidentali, servi degli imperialisti yanqui e dei
socialimperialisti sovietici, viene sostenuto con l'uso di
una frase ipotetica - "hanno nutrito il proposito" - mentre
i media occidentali l'hanno divulgato come se si trattasse
di un fatto certo, in modo da corroborare la tesi della
necessità dell'intervento vietnamita.
Ora si dà credito al prete buddhista per sostenere la
secessione tibetana volta a portare la provincia cinese
nell'orbita imperialista yanqui.
Torino, 22 agosto 2008
Stefano Ghio - Torino