CHE LA STORIA CE NE SCAMPI
Bello ed elegante: questa la prima impressione che ci desta
lo sfogliare delle pagine del "manifesto" di
venerdì 6
giugno, il primo con copertina a colori dopo 37 anni di
storia; onestamente dobbiamo ammettere che, quando c'è
stato consegnato dall'edicolante, il primo pensiero è
stato: <Oh, no: anche loro a colori; anche "il
manifesto"
diventa un giornale borghese che, per vendere qualche copia
in più, si tinge>; per fortuna i contenuti marciano
invece
nella direzione opposta, con il ritorno - finalmente! -
delle inchieste.
Poi però... già, però; iniziamo la lettura del pezzo,
dedicato al giornale, di Valentino Parlato e Rossana
Rossanda e ci cadono le braccia: dopo aver definito il
governo per quello che realmente è - <governo di
fascistoidi, bugiardi e corruttori> - i due valenti
giornalisti cadono in un errore che non ci saremmo mai
aspettati da due compagni, sempre precisi e puntuali nelle
loro analisi, quali sono i due fondatori del 'quotidiano
comunista'.
Infatti, ad un certo momento, parlando del Nano di Arcore,
i due compagni si confondono e scrivono: <il più vanesio
e
ridicolo dei capi di stato del continente>; per fortuna
di
questa povera terra il Nano con la bandana non è affatto il
presidente della Repubblica, ma semplicemente il presidente
del Consiglio dei ministri.
E' pur vero che la sua aspirazione è quella di diventare il
primo cittadino di questa nazione, ma per fortuna al
momento questa carica è occupata da altri, ai quali
auguriamo lunga vita, non fosse altro per non avere lo
Psiconano al Quirinale.
P.S.: abbiamo parlato della carica di presidente del
Consiglio dei ministri e non di quella di Primo ministro
perché l'Italia è una repubblica parlamentare e non
presidenziale, e non esiste - al momento - il
cosiddetto 'premierato forte'; almeno noi compagni
chiamiamo le cose con il proprio nome, non con quello -
falso - con il quale i borghesi vorrebbero essere appellati
per sentirsi più grandi e importanti.
Torino, 06 giugno 2008