CHE CAOS!

"il manifesto" di giovedì 8 maggio presenta, a pagina 2,
una intervista all'ex ministro dell'Università e della
ricerca Fabio Mussi.
L'esponente di Sd, da poco reduce da una operazione
chirurgica, ci appare in confusione - forse è ancora sotto
l'effetto dell'anestesia - su un paio di questioni, anche
se forse, a ben guardare, non ha tutti i torti se
osserviamo le questioni dal suo punto di vista: quello del
rinnegato che osteggia tutto quello che c'è nel suo passato.
In primis Asterix (così si diefinì lo scorso anno alla
festa di Liberazione a Torino, durante un dibattito con il
Tappo di Bari, rimarcando in questo modo la propria figura
fisica non proprio gigantesca) sputa sul vecchio PCI
revisionista - del quale è stato dirigente di alto livello -
 definendolo <sostanzialmente senza prospettive>: ci
chiediamo come mai questo signore stesse in una siffatta
formazione se non ne condivideva la strategia.
Il secondo punto concerne la ormai defunta 'sinistra
arcobaleno': l'ex veltroniano afferma che, a suo avviso,
occorre <fare un altro tentativo. Uno. Non è immaginabile
un parlamento con nessuno che si dice di sinistra. Il
progetto va rivisto, è chiaro. Per fortuna nessuno ha
particolare voglia di aderire alla costituente comunista di
Diliberto>.
Sappiamo bene che il rinnegato intervistato non si sente
più da tempo 'comunista' - neppure nella sua variante
revisionista con tratti marcatamente socialdemocratici che
contraddistinguono le due formazioni sedicenti comuniste
appena espulse dal parlamento borghese - e in sovrappiù
l'idea di entrare nel Ps di Boselli e Angius lo
infastidisce, poiché equivarrebbe ad una disfatta della sua
linea politica di affiancamento a Rifondazione; abbiamo
l'impressione che questa sua dichiarazione di assoluta
chiusura nei confronti dei Comunisti Uniti sia volta a non
farsi schiacciare, fino a rimanerne soffocato, tra il Ps ed
i Cu: se questo accadesse, la sua creatura - Sd - non
avrebbe scampo e, per salvare la poltrona da 30 mila Euro
al mese, il nostro sarebbe costretto a traslocare
nuovamente nel Partito sedicente democratico.
Quest'ultimo schema metterebbe nei guai anche quel notevole
pezzo del partito rifondarolo che ancora segue l'accoppiata
(in)Fausto-Tappo di Bari nella loro avventura del 'soggetto
unitario e plurale': a quel punto questa area rischierebbe
seriamente di essere condannata alla inesistenza di fatto,
visto che non esisterebbero più gli interlocutori con i
quali costruire il soggetto in questione.
I Verdi si sono già avvicinati al Pd, ed è possibile che
larga parte del loro gruppo dirigente entri nel contenitore
onnicomprensivo guidato dall'agente della Cia Icare; il
Pdci lavora alla ricostruzione di un partito unitario,
sedicente comunista, con quel pezzo di Rifondazione più
legato alla tradizione togliattiana (l'area dell'Ernesto e
parte di quella di Essere Comunisti); la nuova maggioranza
rifondarola (il minestrone che va dagli ex Dp Paolo Ferrero
e Giovanni Russo Spena alla maggioranza dell'area Essere
Comunisti passando per quelli di Valorizzare il saper fare -
 nella sostanza Aurelio Crippa e Ramon Mantovani) intende
ripartire dalle macerie della propria formazione politica
antecedente la esperienza della 'sinistra arcobaleno'.
Che fine faranno i papaveri della vecchia maggioranza
rifondarola?
Dove si ricicleranno?
Sarebbe paradossale se, per avere un soggetto uitario e
plurale, si assistesse all'ennesima scissione nella falsa
sinistra forzatamente extraparlamentare.

Torino, 08 maggio 2008