Da Lampedusa a Corelli

Si alzano grida di lotta e di libertà dai CIE

Lo stato reagisce coi manganelli

Non lasciamoli soli!

 

Ieri sera alcune decine di detenuti hanno deciso di protestare contro le insopportabili condizioni di vita all'interno del Centro di Identificazione e Espulsione (CIE): sovraffollamento, cibo insufficiente e avariato, pessime condizioni igieniche, maltrattamenti continui.

Questioni ben note, aggravate però dall'ultimo pacchetto sicurezza del governo che prevede il prolungamento del periodo di detenzione fino a sei mesi.

E così, dopo le recenti rivolte nei CIE di Lampedusa, che lo stato ha dovuto fronteggiare trasferendo centinaia di persone da Lampedusa in altre strutture della penisola fra cui anche quella di via Corelli a Milano, si sono innescate nuove proteste e rivolte nei CIE di Torino, Milano, Bari e di altre città.

 

Gente che ha messo in gioco la propria vita attraversando il Mediterraneo per poi essere incarcerata e sottoposta alla violenza razzista della democrazia italiana che sempre più assume il volto allarmante dello squadrismo fascista di stato.

E' questa la voce che abbiamo ascoltato in diretta radio dopo che i detenuti sono saliti sui tetti per dare corpo alla loro protesta, scatenando la reazione violenta delle forze dell'ordine che prima hanno circondato gli immigrati e poi hanno cominciato a picchiare con i manganelli.

Dopo circa un'ora i detenuti sono dovuti rientrare nelle loro camerate,  dove la polizia e i carabinieri hanno continuato la loro azione intimidatoria e vigliacca.

Il bilancio è di un ferito grave fra gli immigrati, portato via in ambulanza dopo essere stato colpito alla testa dai poliziotti.

I prigionieri hanno comunque dichiarato che continueranno la loro protesta e lanciano un appello affinchè gli antirazzisti intervengano per dare loro voce e visibilità e impedire che la repressione li colpisca ulteriormente dopo essere stati incarcerati senza alcun motivo se non quello di non possedere un permesso di soggiorno.

 

Chi, come noi, è impegnato da anni in una durissima battaglia per la chiusura di questi veri e propri Campi di Internamento fascisti, non può che dare il massimo appoggio ai detenuti in lotta, facendo sentire la loro voce in tutti i quartieri della città e aumentando la pressione politica sulle istituzioni che gestiscono quella macchina repressiva e razzista che è il CIE di via Corelli.

 

Un appello che non è rivolto solo ai militanti antirazzisti, ma a tutti i proletari, perchè fino a quando esisteranno luoghi come Corelli  e leggi razziste che permettono allo stato di imprigionare persone a causa della loro provenienza, è la libertà di tutti gli sfruttati ad essere attaccata.

Quindi a noi tutti il  compito di lottare per chiudere i CPT e abbattere le leggi che li hanno prodotti.

Per sempre!

 

 

Milano, 6 aprile 2009

Comitato antirazzista milanese

info@antirazzisitmilano.org

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