Secondo i neorevisionisti, l’Italia è
“compiutamente” un paese imperialista.
Si attengono ad una lettura delle “forme” e delle
“espressioni” dell’imperialismo, e vi riconoscono i passi politici ed i
contenuti militaristici ed espansionistici, anche nella condotta dei governi
italiani sin quantomeno dalla invasione di Beyrouth
del 1982.
Non si attengono invece ad alcuni dati che sono
primari rispetto alle forme acquisite dai governi italiani nella loro
subalternità alle politiche imperialiste dei capitali multinazionali a
dominanza anglo-sassone e (poi) franco-tedesca.
L’elemento sfugge anche ad alcuni compagni
spagnoli, che non a caso non hanno ancora riconosciuta principale la
contraddizione tra popoli oppressi ed imperialismo.
Infatti, se i revisionisti ed i marxisti-leninisti
“limitati” non comprendono che l’aspetto esteriore delle fenomenologie
complesse, non possono neppure considerarsi, essi occidentali, secondari
rispetto alla maggioranza parte della classe operaia mondiale, che appunto sta
a Sud dell’Occidente.
Veniamo al carattere semifeudale da noi affermato
sin dal 2004, della formazione economico sociale italiana.
Un elemento per “smentirci”, viene, dalla penisola
iberica, da una compagna prigioniera che ci scrive che “la mafia non a caso è
nata con il capitalismo” !!!!!
Enorme elemento di ignoranza.
La mafia è nata tra il 1500 e il 1600, e ha avuto
un primo momento di crescita nella prima metà dell’ottocento, ed un secondo
elemento di crescita negli S.U.A. nei primi 30 anni del XX secolo ed in Italia
dopo il 1947.
La mafia NON è nata nel capitalismo, ma prima di
esso, ed è appunto un elemento caratteristico di una certa forma di rapporti
sociali sorti nel feudalesimo avanzato.
Paolo per la redazione di
“Guardare Avanti !”, 28.2.2009
Giusto, c'è mancanza di
dialettica.
Nel 500 in Sicilia esistevano delle confraternite quali i Beati Paoli, con le loro ritualità.
Lo stesso discorso si potrebbe parlare del Vaticano.
Quello che molti dogmatici fanno fatica a capire (o rifiutano) è che il
capitalismo avanzato sopratutto nelle forme tecnologiche, possa convivere
(magari conflittualmente) con forme che rappresentano
rapporti sociali pre capitalisti. Questo vuol dire
che da tempo, e precisamente da quando il modo di produzione capitalistico è
entrato nella fase imperialista, la borghesia cessa di essere una classe
progressiva e diventa una classe reazionaria. E per questo rinuncia a portare
fino in fondo l'abolizione di tutti i rapporti sociali feudali. Questo è dovuto
all'avanzata della classe operaia.
Da qui la conclusione politica che anche nei paesi imperialisti bisogna portare
avanti una rivoluzione di nuova democrazia, ma che solo la classe operaia
insieme al proletariato e al resto delle masse popolari possono farla. Non una
borghesia, che è ormai una classe in declino e profondamente reazionaria.
Marco, 28.2.2009