Ricevuto
da un compagno
Riflessione
datata 26.7.2009
Oggetto:Rivolta operaia in Cina
Invio una
piccola documentazione su alcuni significativi
sviluppi della crisi. Da una parte si intensificano i contatti
tra tutti i governi, (in primis tra quelli dei maggiori paesi imperialisti)
per unire le forze a sostegno dell’economia”, del “clima”,
della lotta al “terrorismo”. Dall’altra in qualche periferia, in questo caso Tonghua nel Nord Est operaio cinese, i lavoratori
cominciano ad esercitare forme decise ( e vincenti) di resistenza e di
giustizia. Molto verosimilmente è questo il “terrorismo” che i ladroni
miliardari, i licenziatori temono e si
preparano ad affrontare sempre più brutalmente – man mano che i lavoratori
aprono gli occhi.
Da che
parte sta il governo cinese attuale? Da che parte sta il governo nordamericano
attuale ? Che dicono gli osannatori
di Obama e i più bruni che
rossi ?
Che vantaggio hanno i lavoratori americani e quelli
cinesi a sostenere i rispettivi governi patriottici e di sinistra?
La
bipolarità, la multilateralità attuale su cosa si
regge? L’equilibrio non può forse spezzarsi in pochi attimi al sorgere di un
vero ciclo di lotte?
Come al
tempo della bella epoque, prima del primo conflitto
mondiale, o per esempio nella ultima Jugoslavia non possono essere le lotte di
massa sovra determinate da conflitti interstatali, le lotte rivendicative non
possono essere dirottate in guerre di vario tipo con l’aiuto di preti,
professori etc..?
Quale
vantaggio avranno i lavoratori a seguire le proprie
borghesie grandi o piccole? Finora pareva che la socialdemocrazia
principalmente coi suoi sindacati , col consumismo
fosse riuscita ad incatenare il proletariato al carro del capitale. Ma ora è in
difficoltà: gli operai cinesi di Tonghua hanno detto coi fatti che i lavoratori non solo non hanno nessun
vantaggio a seguire i loro manager, ma che è ora di spazzarli via ! Vedremo se
la loro sarà un’azione isolata o sarà seguita da altri
esempi nel mondo.
Servizio sull’incontro del segretario del tesoro
USA Timothy Geithner che dà
la mano al vice premier Cinese Wang Qishan al suo arrivo in occasione della Sessione aperta di
lavoro sull’economia del Dialogo Strategico ed
Economico USA-RPC al dipartimento del tesoro USA a Washington il 28 luglio 2009
WASHINGTON: China and
the US reached agreement on the need to work toward more balanced global growth
once the economic crisis has ended, US Treasury Secretary Timothy Geithner said
Tuesday
http://www.chinadaily.com.cn/china/2009-07/29/content_8483930.htm
Usa-Cina: Hillary
Clinton, collaborazione su Iran, Corea e clima - 29
Luglio 2009 00:22
NEW YORK - La Cina pronta a collaborare con gli Stati Uniti
non solo sull'economia. Il segretario di Stato americano Hillary
Clinton ha spiegato che Pechino e Washington
sono pronte a cooperare anche in politica estera su temi
come le ambizioni nucleari di Corea del Nord e Iran, la lotta al terrorismo e
anche i cambiamenti climatici. (RCD)
Il
merger tra due acciaierie avrebbe provocato 10mila licenziamenti
Cina, rivolta contro una
fusione:
manager bastonato a morte dagli operai
I
lavoratori hanno atteso il dirigente e lo hanno aggredito con spranghe e sassi:
il piano è stato sospeso
PECHINO (CINA) — Migliaia di operai urlanti hanno inseguito il direttore generale di
una società dell’acciaio e lo hanno massacrato a colpi di pietre e bastoni.
È successo a Tonghua, nella provincia di Jilin, nel Nordest della Cina. La
vittima, Chen Guojun, un
quarantenne dirigente della Jianlong Steel Holding
Company, azienda statale dell’acciaio, si è presentato a Tonghua,
dove è attiva una società locale che opera anch’essa nel campo dell’acciaio, la Tonghua Iron and Steel group.
Il compito
di Guojun era quello di operare una fusione tra la
sua
azienda e la Tonghua Iron
and Steel group. In pratica la compagnia Jianlong avrebbe assorbito l’acciaieria di Tonghua. Gli operai si oppongono alla fusione dei due
gruppi perché avrebbe come conseguenza il
licenziamento di migliaia di persone. Sembra che dei 30 mila operai di Tonghua, circa 10 mila avrebbero perso
il lavoro. Di qui la reazione furibonda. Quando Guojun
è arrivato da Pechino ha trovato migliaia di uomini
minacciosi che hanno circondato la sua auto. Il dirigente è riuscito a
sgusciare fuori dalla vettura e ha cercato scampo
lungo le scale dell’edificio in cui si trovano gli uffici aziendali. Non è
andato lontano. Torme di operai inferociti lo hanno
inseguito colpendolo alla testa con randelli e scagliandogli addosso mattoni
e pietre. Nel frattempo migliaia di lavoratori facevano muro per impedire alla
polizia di intervenire. Gli agenti
che hanno cercato di forzare il blocco sono stati aggrediti e si sono visti
incendiare tre auto.
Gli operai non si sono
mossi nemmeno quando la sirena di un’ambulanza, chiamata per
soccorrere il dirigente, cercava di convincerli a lasciare un varco libero. Chen Guojun, secondo il Centro
informazione per i diritti umani di Hong Kong, è stato lasciato morire sulle
scale. Come ha confermato un ufficiale della polizia al giornale South China Morning Post . «È vero. L’aggressione c’è stata. La gente ha impedito
all’ambulanza e ai medici di portare soccorso». All’origine della rivolta
pare che ci fosse anche il risentimento nei confronti
del manager Guojun per i suoi alti guadagni. L’anno
scorso ha incassato 3 milioni di yuan, una cifra
enorme per la Cina, che corrisponde a poco più di 300
mila euro. Secondo una tv locale, dopo la violenta
reazione degli operai, il governo ha deciso di «accantonare in via permanente
» la fusione delle due aziende. E questo ha riportato
la calma. La fusione tra aziende dell’acciaio risponde a
un progetto che l’amministrazione di Hu Jintao ha varato da tempo. La Cina
è il più grande produttore al mondo di acciaio, ed è anche il maggior consumatore
di questo metallo. La politica di Hu
Jintao, molto statalista, mira a creare, attraverso
fusioni aziendali, dei colossi in grado di sfidare qualunque holding
sul piano mondiale. Decine di aziende sono state
accorpate e oggi nel campo dell’acciaio operano tredici grandi gruppi cinesi.
Ma il piano di fusione si scontra con la reazione
degli operai timorosi di perdere il lavoro. A parte l’episodio di Tonghua, si sono già verificate rivolte anche in altre
località.
Marco Nese
27 luglio 2009