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Redazionale –
13.5.2009
andare al G8 ?
All’Aquila è stato spostato il G8, la riunione dei
principali briganti imperialisti. Come spesso accade in occasioni di questi
organismi internazionali, si sviluppano contestazioni portate avanti da una
serie di organismi con diverse impostazioni politiche
ideologiche, dai cattolici impegnati in solidarietà a quello che è definito
Terzo Mondo ad anarchici. Tra i contestatori ci sono organismi che si
definiscono comunisti o antimperialisti.
Che cosa accomuna
tutto questo, due cose.
1°
L’essere contro a queste riunioni, che assume alla fine
connotati simbolici.
2° Lo
scadenzario. L’importanza di essere presenti alle
scadenze. Scadenze determinate
dalla Borghesia Imperialista e non si in grado di determinare, e piantare la
bandierina o cercare lo scontro di piazza che assume in questo caso un aspetto
simbolico (della serie quanto siamo “antagonisti”) e soprattutto mass mediatici
(far parlare di se, fare vedere che si esiste).
Ma la via delle scadenze
è una via obbligata ? Il partecipare
serve a portare avanti un processo rivoluzionario nel nostro paese ? È un reale
aiuto alle lotte che si stanno sviluppando nelle nazioni oppresse ?
Bisogna riflettere bene, perché questa
manifestazione contro il G8 diventa l’ennesima scadenza,
con gli ennesimi inter-gruppi di preparazione [reciproca referenzialità].
Si può andare, ma dopo quale prassi reale si
porta avanti il giorno dopo ? Si contesta l’esistente
per una giornata, e il giorno dopo si accetta maggiore sfruttamento, salari di
merda, precarietà, morti nel lavoro e di lavoro, licenziamenti ? [La domanda è
legittima se si ragiona in termini di “energia” disponibile, togliendo energia
ad una attività per una scadenza imposta dal nemico,
si avanza o si retrocede ? Nei principi strategici della
guerra rivoluzionaria di Mao Tse-Tung
cosa si dice al riguardo ?]
No, bisogna dire basta, a
uno scadenziario che significa rimuovere il principale compito che hanno
attualmente i comunisti.
Per costruire la
Rivoluzione Proletaria nel nostro paese, bisogna partire dall’oggettivo e dal
soggettivo delle avanguardie, ovvero dai bilanci delle esperienze a partire di
chi lo scontro di classe negli ‘70/’80 lo ha vissuto in prima persona.
[In questo senso il “Cristoforo Colombo” ci interessa
come contributo, non come bilancio].
Per affermare che non sia
pura declamazione l’affermarsi del marxismo-leninismo-maoismo principalmente
maoismo nella Rivoluzione Proletaria Mondiale, bisogna cominciare a lavorare per
la costruzione dei Tre strumenti della rivoluzione, il terzo del quale in Italia in questa fase è principale e
fondamentale, data la dominanza tuttora esistente nella classe operaia e nelle
masse popolari del revisionismo e dell’avanzare al loro interno di posizioni
reazionarie e scioviniste che rischiano di trasformare in senso antagonista le
contraddizioni in seno al popolo.
In sostanza, attualmente, per sviluppare il Fronte
delle masse bisogna sviluppare l’autorganizzazione del proletariato. Uno dei terreni di tale dal quale sviluppare l’autorganizzazione di
classe, è la costruzione del sindacato di classe, che significa non una sigla
tra le tante, ma sviluppo del protagonismo in prima persona dei lavoratori,
ovvero costruzione nelle fabbriche, negli uffici, nei call-center,
nei cantieri e in tutti i luoghi di lavoro di comitati di base espressione
diretta dei lavoratori, un sindacato dei comitati di base, espressione
dell’autonomia del proletariato dalle compatibilità del capitale. [Altri
terreni si possono dare nella costruzione non di sola prassi ma anche di organismi proletari sul territorio. Altri
ancora, in CoBas magari non ancora fattisi sindacato,
di disoccupati, o di precari e di studenti-lavoratori. In questo senso
proporre dei “Comitati di lotta” è arretrato se non si mette al centro l’essere
comitato “di base” e l’essere autorganizzazione
stabile. Il Fronte delle masse poi viene da sé, nello sbarazzarsi delle
posizioni e formazioni opportuniste, nel farsi fuoco e coscienza di lotta, stabile
spostamento dei rapporti di forza. Base della rivoluzione.]
Nello stesso tempo bisogna saper riconoscere che attualmente la contraddizione principale è imperialismo (principalmente USA)/popoli oppressi, la massima espressione di questa contraddizione sono le guerre popolari in atto condotte da partiti comunisti guidati dal marxismo-leninismo-maoismo. Questa contraddizione si sta fondendo contra la contraddizione fondamentale classe operaia/capitale. In tutto il mondo, l’antagonismo tra capitale e lavoro, tra padrone e operaio, tende a emergere e a manifestarsi, anche in conseguenza dell’aumentata concorrenza intercapitalistica dovuta alla crisi di generale di sovrapproduzione capitale in atto, che fa crescere lo sfruttamento e peggiora la situazione complessiva dei lavoratori. In paesi come la Cina, nell’Europa dell’Est e dell’America Latina, si sono sviluppate rivolte operaie che generalmente vengono nascoste o trascurate o rappresentate come episodi, solo nei loro momenti di apice, dai media della borghesia. Nella sola Cina nel 2004 si sono svolti 74.000 episodi di scioperi/rivolte di lavoratori (56.000 nel 2003) che hanno coinvolto più di 3 milioni di lavoratori. Nella stessa Europa nella lotta per la difesa del posto del lavoro, punta con sempre maggiore frequenza una forma di lotta inaspettata e insolita: il sequestro dei manager. Ora questo metodo di lotta, sta facendo preoccupare i padroni e i loro agenti nel movimento operaio, perche sta dimostrando che in Europa settori di lavoratori stanno ormai superando rassegnazione, confusione e disorganizzazione e cominciano a lottare senza farsi legare dalle regole che impongono i padroni. [Questo anche a causa del fatto che l’esplodere della crisi nella economia diretta (industriale e commercio di prodotti finiti) dipende in buona misura dalla politica condotta dalla parte dominante del capitale, il capitale finanziario multinazionale, che non ha alcun interesse e riguardo per nessuno, in una specie di corsa alla distruzione del diritto e degli stessi stati nazionali].
Tutto questo dimostra che là
dove va il capitale, si trascina inevitabilmente il conflitto di classe. Tornano
protagoniste le masse.
Perciò più che a partecipare a iniziative mass mediatiche è decisamente più importante
entrare nel vivo delle lotte, delle contraddizioni e delle dinamiche che si
sviluppano tra i lavoratori.
NO ALLO SCADENZISMO, AI RAPPORTI MASS MEDIATICI MA LAVORARE PER
COSTRUIRE IL FRONTE UNICO DELLE MASSE PROLETARIE VERSO LA COSTRUZIONE DI ORGANISMI DEL NUOVO POTERE PROLETARIO.